Danza Movimento Arte Terapia
Esistono svariate tipologie di Arti Terapie e in accordo con la tua predisposizione naturale, e su consiglio dell’Arte terapeuta si possono utilizzare oltre alla danza, altre espressioni artistiche tra cui le Arti visive, ovvero: dipingere, lavorare la creta, disegnare anche sulla sabbia, usando il colore e le forme. I percorsi attraverso un’attività non verbale, utilizzano uno spazio di silenzio in cui il cambiamento interiore può avvenire quando la propria creatività viene risvegliata. Il lavoro manuale permette attraverso l’espressione artistica, di dare voce ai propri contenuti interiori, consentendo cosi una lettura del significato simbolico dei colori, delle forme o dei segni grafici, etc.. Tra le espressioni artistiche troviamo anche il teatro, per comunicare attraverso il corpo e la voce dando vita a personaggi diversi per raccontare storie e incontrare e scoprire parti di sé. Il gioco e il movimento per muoversi e improvvisare, anche in età adulta, sebbene spesso crediamo di non ricordare più come si fa. Nei miei percorsi le esperienze proposte sono la danza e il movimento, la voce, la creta, la pittura e il disegno.
Danza Movimento Arte Terapia, a chi è rivolta?
hai problemi di autostima?
Stai affrontando difficoltà con una grande transizione nella vita?
Hai difficoltà ad esprimere le tue emozioni?
Com’è il rapporto con te stesso e con gli altri?
Ti senti irrequieto e desideri apportare un cambiamento alla tua vita?
La Danzamovimentoterapia
La Danzamovimentoterapia è una tecnica terapeutica, finalizzata non solo all’espressione del sé, ma soprattutto a smuovere le risorse creative connaturate a ciascun essere umano, con l’obiettivo di creare una sinergia tra corpo, mente e anima. Lo scopo ultimo è quindi quello di aumentare il benessere del soggetto, sia dal punto di vista personale, sia dal punto di vista relazionale e sociale.
La Danzamovimentoterapia (Dmt) è nata e si è sviluppata negli Stai Uniti, e in America Latina per poi varcare i confini del continente americano ed essere declinata praticamente in ogni parte del mondo, con gli approcci tipici e gli orientamenti di ogni Paese.
La Dmt con orientamento psicodinamico trova il suo significato primario in diversi studi compiuti negli anni ’40, tra i quali vanno citati quelli della danzatrice Marian Chace, che iniziò a praticare la danza come strumento terapeutico negli ospedali lavorando con soggetti con disturbi mentali.
Ancora, importanti furono gli studi di Mary Whitehouse e di Trudy Schoop, anch’esse operanti negli USA con un’utenza variegata. Queste conoscenze, che andavano trovando anche il sostegno e il conforto della medicina, si svilupparono poi nel periodo successivo, e in particolare negli anni ’60 e ’70, e portarono alla fondazione dell’American Dance Therapy Asociation.
La Dmt, pur arricchita dai costrutti della psicologia del profondo trae la sua origine più profonda dalle antiche tradizioni (tra cui quelle sciamaniche) che vedevano proprio in questa pratica una via per raggiungere il benessere e la piena consapevolezza di sé.
Di grandissimo contributo furono poi, come detto, le riflessioni della psicologia dinamica, e soprattutto delle teorie di Carl Gustav Jung e della sua psicologia del profondo e di Wilhelm Reich e della sua psicoterapia corporea il quale postula l’esistenza di un’energia naturale nell’essere umano che è in costante movimento.
Il problema, che può portare anche alla morte dell’organismo, nasce nel momento in cui questa energia si blocca e non fluisce più. L’assenza di movimento in sostanza è la causa della stasi e della chiusura dell’organismo a tutti i livelli, cellulare, biologico, mentale. Partendo dall’assunto quindi che un organismo sano è un organismo in contatto costante con sé stesso e con il suo ambiente, è chiaro come una terapia che agisca sul corpo e promuova la liberazione di questa energia creatrice non possa che giovare al soggetto.
L’aspetto interessane della Dmt è, in accordo con le teorie psicodinamiche che si andavano affermando, proprio la nuova visone della persona e della sua malattia. Non ci si sofferma più tanto sulla malattia come impedimento organico, ma piuttosto sul sintomo come espressione di un disequilibrio che può essere riallineato passando dal corpo. La forza della DMT sta nell’aver unito la terapia alla creatività, in modo tale che lo stesso processo corporeo ed espressivo possa fungere da cura.
I punti chiave nella Dmt possono essere ritrovati innanzitutto nella sintonia che si instaura tra il soggetto e il setting, oltre che con il terapeuta, ciò che favorisce la relazione e la comunicazione. Si parla di “presenza corporea” per intendere proprio “la creazione, a livello più o meno consapevole, di uno spazio a opera della percezione del terapeuta”.
Inoltre, gli aspetti positivi della Dmt sono quelli che si riscontrano a livello motorio e simbolico, nel senso che integrando un’esperienza fisica a quella emotiva che vi si associa, si opera la riparazione e la trasformazione del vissuto, anche doloroso e traumatico.
Tramite il movimento in sostanza si vuole integrare le diverse parti del sé, da un punto di vista psicofisico ma anche sociale. Attualmente si utilizza in diversi ambiti, e si fonda sulla stretta relazione esistente tra mente, corpo e anima.
Ciascun Danzamovimentoterapeuta attinge ad una formazione metodologica, ai propri studi, ricerche. Nel mio caso una doppia specializzazione, mi permette di utilizzare il metodo Maria Fux, e il metodo in Chiave Simbolica® (Paola de Vera d’Aragona) integrando tecniche di Arte Terapia.
La Danzamovimentoterapia in Chiave Simbolica® ideata da Paola de Vera d’Aragona, è un modello di intervento di tipo terapeutico che trova le origini in diversi costrutti. Il primo è quello Jungiano di Archetipo, Simbolo e Immagine. Per quanto riguarda l’Archetipo, questo può essere indicato come la forma originaria. In sostanza si tratta di ciò che narra l’uomo nelle sue caratteristiche e informazioni peculiari. Si pensi ad esempio alle rappresentazioni del femminile espresse dalla Grande Madre. Sebbene le raffigurazioni stesse possano essere anche diverse tra loro, ciò che narrano (quindi l’Archetipo) resta sempre il medesimo, in questo caso appunto il concetto di femminile. La forma esprime un contenuto, a tal punto che anche modificandosi la forma il contenuto, e quindi ciò che rappresenta, resta immutato.
Il Simbolo, come dice lo stesso Jung, è l’immagine di un contenuto che per la massima parte trascende la coscienza. Abbiamo quindi un contenuto che deve farsi immagine per mostrare sé stesso. Infine l’immagine si lega indissolubilmente sia all’Archetipo che al Simbolo, perché entrambi fondamentalmente sono appunto immagini. L’immagine nello specifico è la forma, cioè ciò attraverso cui i primi due si esprimono. Un altro punto di riferimento per la DMT in Chiave Simbolica® è la Psicologia Transpersonale di Maslow, cioè quella che ci porta alla realizzazione del nostro Sé. Si tratta di un approccio che contestualizza in ambito psicologico le esperienze spirituali.
Ancora, possiamo ritrovare il pensiero di Ken Wilber e della sua psicologia integrale, così come quello di Ziegler e della Medicina Archetipica. Si può affermare che tutte queste influenze poggiano sull’assunto che, in termini psicosomatici, l’inconscio si declini in termini corporei altrettanto che in quelli psichici.
Quindi il corpo, attraverso il movimento, esprime un linguaggio dinamico che esprime l’interiore attraverso una forma simbolica. Se consideriamo il corpo nella sua simbolicità, lo possiamo identificare come un insieme di apparati e organi che custodiscono gli Archetipi, che a loro volta possono essere considerate come “entità universali somatizzate che si collocano in quell’eterno presente in cui regnano, intessuti dall’analogico, il Mito, la Fiaba ed il Rito” La stessa malattia quindi diventa una sorta di “mitologema”, cioè “un racconto favoloso che indica il nucleo originario di un mito”, di tema rituale.
Pertanto ogni funzione del corpo si può indicare come uno stato di coscienza che sebbene potrebbe essere inconscio resta sempre presente. La malattia sarebbe quindi un tentativo di raccontare, da parte dell’individuo, la sua storia personale. Lo farebbe attraverso lo scorporamento di quelle parti che sono sature di emotività e che in questo modo possono vivere in maniera autonoma. Nella terapia quindi si dà spazio a queste narrazioni, dando alle parti suddette una voce tramite cui il corpo può raccontare il suo messaggio.
Così la DMT in Chiave Simbolica® si applica alla patologia psicosomatica, alla patologia psichiatrica, oltre che al disagio psicologico nelle diverse aree della riabilitazione, in quella socio-educativa e in quella della prevenzione.